mercoledì 11 aprile 2012
SCRIVETE..
Le vostre storie o lettere d'amore, inviandomi il tutto sull'email cathead2@hotmail.it seguitemi su twitter @catheadforever
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~ Annalisella ~
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IL VAMPIRO..
Un giorno bussò alle porte della base dei Brutal Warrior un giovane vampiro, stanco ed affamato dal suo lungo viaggio. Dopo avergli aperto le porte della base veniva accolto dalla giovane Tanya, un dolce angelo del clan dei Brutal Warrior. Dopo averlo fatto accomodare nella sala riunioni gli chiese da dove venisse, ed egli cominciò a narrare la sua storia passata, fatta di un abbandono quando era solo in fasce, di un gruppo di vampiri che lo aveva cresciuto fra le più orrende e riprovevoli vicende e della sua fuga da quelle orrende situazioni e da tutte le battaglie personali incontrate lungo il suo cammino. Tanya, inorridita da tutto ciò, chiamò sua madre presentandogli il giovane orfano, voglioso di una famiglia dolce che lo accudisse e proteggesse per poter finalmente imparare a vivere con serenità. Dopo aver raccontato le vicissitudini anche a lei i due si abbracciarono e il giovane orfano si addormentò fra il tepore di quell'abbraccio sincero e protettivo, mentre si addormentava udì le parole pronunciate da quella che sarebbe stata sua madre adottiva: “Ti accolgo fra le mie braccia figlio mio, da oggi potrai viere con la serenità che hai fino ad ora cercato”. Al suo risveglio si trovò in un bellissimo letto morbido e accanto al suo letto seduta la giovane Tanya. Si guardarono intensamente e, ancora emozionata dal racconto, salutò il suo nuovo fratello adottivo, lo aiutò ad alzarsi e da allora diventarono inseparabili, imparando le arti del combattimento assieme e vivendo giorno per giorno aiutandosi a vicenda. Un giorno, mentre camminavano per la base, si guardarono intensamente negli occhi e lui le disse: “Sai una cosa, io ti sono vicino ogni giorno ma sento che l'amore che provo per te non è un amore fraterno e non penso che riuscirei ad accettare l'idea che tu un giorno possa incontrare un altro uomo”. Lei rispose subito “Beh se ci pensi bene siamo fratelli adottivi, io penso lo stesso di te e forse potremmo…”. Non fece in tempo a finire le sue parole che David le prese la mano destra congiungendo le sue dita a quelle di lei e stringendole dietro la schiena il braccio sinistro, avvicinandola a sé continuò ad osservarla. Lei sbalordita non riuscì a fare a meno di sorridere dolcemente e lui guardandola negli occhi le disse: “Adoro il tuo sorriso” e si lasciarono andare ad un bacio lunghissimo e pieno di passione. Da allora furono praticamente inseparabili e i due genitori accettarono questa unione che in breve tempo avevo già dato i suoi frutti, infatti da essa era la nata la dolce Dafne, un piccolo demone dovuto all'incrocio tra le due anime, una santa e una dannata...
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STORIA ROMANTICA...
La mia storia è una delle tante, ma diverse, iniziata il 28-09-08 e che ancora non ha un lieto fine e spero non lo avrà mai... Era il 07-09-08 ed ero uscita con una mia amica come facevamo ogni sera...io abito in un piccolo paesino della Sicilia e quindi, essendo piccolo, conosco tutti i ragazzi che ci sono...quella sera vidi 2 ragazzi che non avevo mai visto, solamente uno che lo conoscevo ma di vista...e dissi alla mia amica
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martedì 10 aprile 2012
5 ANNI DELLA MIA VITA...
salve mi chiamo giovanni non sono giovanissimo diciamo oltre i 40 e racconto la mia storia.
nel 2004 conosco una ragazza allora ha poco piu’ di 30 anni e’ bellssima lei e’ convivente con un figlio io sposato.
cia maiamo alla follia di nascosto fino a che nel 2005 io decido di separarmi per poter preparare la strada e stare con lei. un anno ad aspettare e poi ancora fino a quando decide non lascio il mio compagno troppi problemi non lo faccio. Io disperato cerco di ricucire con mia moglie ci riesco e mi riprende a casa. nel frattempo continuamo a vederci ance se saltuariamente ma a me questo fa ‘ star male e qui scoppia la bomba. finisce tutto nel 2006 ognuno per la sua strada. lei causa mia confessa che e’ stata con me al suo compagno. non vi dico cosa succede a me lui vuole uccidermi. beh passa il tempo faccio un figliocon mia moglie sono sereno ,felice non penso piu’ a lei ma ecco lei ricompare. all’inizio e’ dura io ammetto i miei errori, ho un figlio so’ che e’ tutto piu’ difficile ora. lei decide che vuole tornare che non ha mai smesso di amarmi e che questa volta fara’ le cose sul serio. Passano due anni ed ecco la soprpresa a novembre del 2010 dice no non ci riesco restiamo cosi’ io lui non lo lascio troppi problemi economici e casini.Andiamo avanti cosi’ senza speranze per un’altro anno ma poi qualcosa si rompe e lei cambia . dovevamo vederci dalla sua amica per un incontro ma lei confida lla sua amica che non mi vuole vedere che non gli va’ di fare l’amore con me. insomma un disastro io mi sento umiliato ,preso in giro e le dico quello che sento. parole su parole naturalmente lei dice non e’ vero ma credo che anche lei non ci creda piu’.
nel 2004 conosco una ragazza allora ha poco piu’ di 30 anni e’ bellssima lei e’ convivente con un figlio io sposato.
cia maiamo alla follia di nascosto fino a che nel 2005 io decido di separarmi per poter preparare la strada e stare con lei. un anno ad aspettare e poi ancora fino a quando decide non lascio il mio compagno troppi problemi non lo faccio. Io disperato cerco di ricucire con mia moglie ci riesco e mi riprende a casa. nel frattempo continuamo a vederci ance se saltuariamente ma a me questo fa ‘ star male e qui scoppia la bomba. finisce tutto nel 2006 ognuno per la sua strada. lei causa mia confessa che e’ stata con me al suo compagno. non vi dico cosa succede a me lui vuole uccidermi. beh passa il tempo faccio un figliocon mia moglie sono sereno ,felice non penso piu’ a lei ma ecco lei ricompare. all’inizio e’ dura io ammetto i miei errori, ho un figlio so’ che e’ tutto piu’ difficile ora. lei decide che vuole tornare che non ha mai smesso di amarmi e che questa volta fara’ le cose sul serio. Passano due anni ed ecco la soprpresa a novembre del 2010 dice no non ci riesco restiamo cosi’ io lui non lo lascio troppi problemi economici e casini.Andiamo avanti cosi’ senza speranze per un’altro anno ma poi qualcosa si rompe e lei cambia . dovevamo vederci dalla sua amica per un incontro ma lei confida lla sua amica che non mi vuole vedere che non gli va’ di fare l’amore con me. insomma un disastro io mi sento umiliato ,preso in giro e le dico quello che sento. parole su parole naturalmente lei dice non e’ vero ma credo che anche lei non ci creda piu’.
ora lei ha risolto tanti problemi economici grazie allo spostamento dell’attivita’commerciale e quindi probabilmente io non gli servo piu’a passare le sue noiose giornate al telefono o a vederci di nascosto.. sono amareggiato ma ho un figlio di 4 anni ,una moglie e che dire vorrei un aiuto per tornare felice e sereno. Che donna ho trovato perche’ una persona continua a tradire senza rispetto e senza avere uno scopo. sono arrabbiato ho buttato via 2+3 = 5 anni. se qualcuno puo’ aiutarmi lo ringrazo
Giovanni
IL PIFFERAIO MAGICO :
C'era una volta la città di Hamelin in Germania. Era una città molto graziosa, ma aveva due grossi difetti: i suoi cittadini erano molto avari e le sue cantine piene di topi.
Di gatti neanche l'ombra perché, siccome qualcosina costavano ai padroni, erano stati cacciati. Fatto si è che i topi diventavano tanti e tanti che non era più possibile vivere nella città.
Si pensò allora di far tornare i gatti scacciati, ma i topi li misero in fuga.
Era una vita beata la loro.
Ce n'erano di tutti i tipi: topi, t'opini, ratti, rattoni e per tutti c'era da mangiare: nei granai, nelle cucine, dove c'erano molte forme di formaggio.
I poveri cittadini, non sapendo più che fare, si rivolsero al loro sindaco, ma anche quello più che dire: - Cercherò... Farò... Non so... - non faceva.
Ma ecco, che una mattina comparve in città un ometto minuto tutto brio e allegria che disse al sindaco: - Io vi libererò dai topi, ma voglio in cambio mille monete d'oro.
Al sindaco la richiesta non parve esagerata e promise la ricompensa, scambiando con l'ometto una bella stretta di mano. L'ometto, allora, prese da un sacchetto che portava a tracolla un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco, nascosti qua e là, balzarono fuori e, quando l'uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare in strada e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Nelle loro testoline vedevano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate. Tutto per voi, tutto per voi, bei t'opini! - prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
E la marcia trionfale del suonatore continuò: da tutte le case uscivano a centinaia topi di tutte le dimensioni, di tutte le età: anche i più saggi e i più furbi tra loro credevano a ciò che la musica magica prometteva!
E la gente, affacciata alle finestre, appoggiata ai muri delle case guardava esterrefatta e felice quella smisurata fila di roditori che seguiva il suonatore.
- Se ne vanno! Se ne vanno! Ma è possibile? Oh, che gioia! Che il cielo sia benedetto!
Finalmente quando tutti i topi della città furono riuniti dietro a lui, il suonatore si avviò verso il fiume e le bestiole dietro, sempre più affascinate dalla musica magica. Il pifferaio entrò ad un tratto nell'acqua e quelli ancora dietro; avanzò ancora finché fu immerso fino al collo e i topi lo seguirono incantati e fiduciosi.
Egli allora si fermò in mezzo alla correte e seguitò a suonare e i topi per un po' nuotarono e poi, siccome da lui non potevano allontanarsi finirono per annegare tutti, nessuno escluso! Allora il suonatore uscì dal fiume, si scrollò l'acqua di dosso e si recò dal sindaco per ricevere la dovuta ricompensa. Il sindaco, come lo vide entrare, arricciò il naso e gli chiese: - Che vuoi tu?
- Essere pagato per tutto quello che ho fatto per la città!
- Mille monete d'oro per aver suonato il piffero per poco più di un'ora?
- Senza di me i topi avrebbero distrutto le vostre case!
- Ebbene io non ti dò niente!
- Chiedi ai cittadini se sono del tuo parere.
Il sindaco si affacciò al balconcino del municipio e chiese ai concittadini quel che doveva fare e tutti furono d'accordo con lui, da quegli avaracci che erano.
Il pifferaio allora amareggiato e molto arrabbiato minacciò: - Vi pentirete oh, se vi pentirete di quello che mi fate! Uscì in strada ed eseguì una scala col flauto soffiando a tutte gote poi, aiutandosi con le agili dita, emise dolcissimi suoni.
Tosto si videro teste di bimbi guardare giù dalle finestre, volgersi verso il pifferaio, poi un ragazzino uscì dalla casa e guardò con entusiasmo l'uomo che suonava.
A lui si unirono due, tre compagni e tutti guardavano come affascinati il suonatore. E questi non smise di suonare, anzi la sua musica diventò più dolce e persuasiva e nella mente dei bambini faceva nascere visioni di città tutte balocchi, di città tutte dolci, senza scuole, senza adulti che volevano comandare ad ogni ora del giorno.
E la schiera ingrossava sempre più e tutti i componenti erano felice e ridevano, e tenendosi per mano cantavano seguendo sempre più affrettatamente il pifferaio.
Ed ecco i genitori rincorrere quella schiera di gioiosi figlioli che se ne andavano con l'omino così, come i topi che lo avevano seguito sino alla morte! -Non andate con lui! Tornate per carità! - gridavano disperati i padri e le madri mettendosi a loro volta in fila. Ma essi si stancavano da morire e non riuscivano a tenere il passo con i loro figli che camminavano sognando cose meravigliose...
Il sindaco, chiuso nelle sue stanze, si strappava disperato i capelli.
Intanto il suonatore si avviava verso la grande montagna che si trovata proprio alle spalle della città.
I bimbi dietro cantavano: erano così felici di seguire quell'omino che nessuno li avrebbe distolti dal loro proposito.
Giunsero così a metà montagna: al suono del piffero questa si aprì e tutti, pifferaio in testa, entrarono nella fenditura che si richiuse ermeticamente dietro l'ultimo della fila. Ne restò fuori solo uno zoppetto che non era riuscito a camminare veloce come i compagni.
I cittadini che giunsero sul luogo dopo qualche tempo, lo trovarono là che piangeva disperato per non aver potuto raggiungere i suoi amici.
Dei bambini non c'era più traccia e nessuno seppe mai ciò che ne fosse stato.
Di gatti neanche l'ombra perché, siccome qualcosina costavano ai padroni, erano stati cacciati. Fatto si è che i topi diventavano tanti e tanti che non era più possibile vivere nella città.
Si pensò allora di far tornare i gatti scacciati, ma i topi li misero in fuga.
Era una vita beata la loro.
Ce n'erano di tutti i tipi: topi, t'opini, ratti, rattoni e per tutti c'era da mangiare: nei granai, nelle cucine, dove c'erano molte forme di formaggio.
I poveri cittadini, non sapendo più che fare, si rivolsero al loro sindaco, ma anche quello più che dire: - Cercherò... Farò... Non so... - non faceva.
Ma ecco, che una mattina comparve in città un ometto minuto tutto brio e allegria che disse al sindaco: - Io vi libererò dai topi, ma voglio in cambio mille monete d'oro.
Al sindaco la richiesta non parve esagerata e promise la ricompensa, scambiando con l'ometto una bella stretta di mano. L'ometto, allora, prese da un sacchetto che portava a tracolla un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco, nascosti qua e là, balzarono fuori e, quando l'uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare in strada e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Nelle loro testoline vedevano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate. Tutto per voi, tutto per voi, bei t'opini! - prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
E la marcia trionfale del suonatore continuò: da tutte le case uscivano a centinaia topi di tutte le dimensioni, di tutte le età: anche i più saggi e i più furbi tra loro credevano a ciò che la musica magica prometteva!
E la gente, affacciata alle finestre, appoggiata ai muri delle case guardava esterrefatta e felice quella smisurata fila di roditori che seguiva il suonatore.
- Se ne vanno! Se ne vanno! Ma è possibile? Oh, che gioia! Che il cielo sia benedetto!
Finalmente quando tutti i topi della città furono riuniti dietro a lui, il suonatore si avviò verso il fiume e le bestiole dietro, sempre più affascinate dalla musica magica. Il pifferaio entrò ad un tratto nell'acqua e quelli ancora dietro; avanzò ancora finché fu immerso fino al collo e i topi lo seguirono incantati e fiduciosi.
Egli allora si fermò in mezzo alla correte e seguitò a suonare e i topi per un po' nuotarono e poi, siccome da lui non potevano allontanarsi finirono per annegare tutti, nessuno escluso! Allora il suonatore uscì dal fiume, si scrollò l'acqua di dosso e si recò dal sindaco per ricevere la dovuta ricompensa. Il sindaco, come lo vide entrare, arricciò il naso e gli chiese: - Che vuoi tu?
- Essere pagato per tutto quello che ho fatto per la città!
- Mille monete d'oro per aver suonato il piffero per poco più di un'ora?
- Senza di me i topi avrebbero distrutto le vostre case!
- Ebbene io non ti dò niente!
- Chiedi ai cittadini se sono del tuo parere.
Il sindaco si affacciò al balconcino del municipio e chiese ai concittadini quel che doveva fare e tutti furono d'accordo con lui, da quegli avaracci che erano.
Il pifferaio allora amareggiato e molto arrabbiato minacciò: - Vi pentirete oh, se vi pentirete di quello che mi fate! Uscì in strada ed eseguì una scala col flauto soffiando a tutte gote poi, aiutandosi con le agili dita, emise dolcissimi suoni.
Tosto si videro teste di bimbi guardare giù dalle finestre, volgersi verso il pifferaio, poi un ragazzino uscì dalla casa e guardò con entusiasmo l'uomo che suonava.
A lui si unirono due, tre compagni e tutti guardavano come affascinati il suonatore. E questi non smise di suonare, anzi la sua musica diventò più dolce e persuasiva e nella mente dei bambini faceva nascere visioni di città tutte balocchi, di città tutte dolci, senza scuole, senza adulti che volevano comandare ad ogni ora del giorno.
E la schiera ingrossava sempre più e tutti i componenti erano felice e ridevano, e tenendosi per mano cantavano seguendo sempre più affrettatamente il pifferaio.
Ed ecco i genitori rincorrere quella schiera di gioiosi figlioli che se ne andavano con l'omino così, come i topi che lo avevano seguito sino alla morte! -Non andate con lui! Tornate per carità! - gridavano disperati i padri e le madri mettendosi a loro volta in fila. Ma essi si stancavano da morire e non riuscivano a tenere il passo con i loro figli che camminavano sognando cose meravigliose...
Il sindaco, chiuso nelle sue stanze, si strappava disperato i capelli.
Intanto il suonatore si avviava verso la grande montagna che si trovata proprio alle spalle della città.
I bimbi dietro cantavano: erano così felici di seguire quell'omino che nessuno li avrebbe distolti dal loro proposito.
Giunsero così a metà montagna: al suono del piffero questa si aprì e tutti, pifferaio in testa, entrarono nella fenditura che si richiuse ermeticamente dietro l'ultimo della fila. Ne restò fuori solo uno zoppetto che non era riuscito a camminare veloce come i compagni.
I cittadini che giunsero sul luogo dopo qualche tempo, lo trovarono là che piangeva disperato per non aver potuto raggiungere i suoi amici.
Dei bambini non c'era più traccia e nessuno seppe mai ciò che ne fosse stato.
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